lunedì 22 dicembre 2008

Illuminazione

Qualche tempo fa qualcuno ha avuto un'idea geniale

domenica 21 dicembre 2008

Quello in cui credo...un regalo di Natale



Abbandonato il blog per mancanza di tempo, faccio una breve riflessione sul trascorso e su quello che ancora dovrà scorrere.


Qualche tempo fa sono stata in Kenya, altro paese africano gonfio di storia e di futuro.

Uno stato che qualche mese fa ha conosciuto uno dei momenti più bui della sua storia post coloniale, un genocidio senza preavviso accompagnato dal beneplacito politico dei suoi candidati alle elezioni presidenziali.

Un paese di altipiani verdi dove nell’epoca coloniale risiedevano gli inglesi, e di città costiere dall'architettura arabesca, così calde che persino il demonio in persona non potrebbe resistere il caldo.

Il paese del padre di Barak Obama, dove l’immagine del nuovo presidente USA eletto ti segue come lo sguardo della Gioconda, dovunque.

Quando si parla d’Africa spesso si tende a generalizzare:

Il continente nero dove la gente veste colorata.

Il continente povero dove la gente balla bene.

Il continente dei tamburi che perforano i cieli.

Il continente dove il sole sorge più grande delle montagne.

Il continente dei genocidi e dei racconti attorno al fuoco.

Il continente invisibile.

Quanto c’è di vero in tutto questo, lascio agli occhi curiosi il piacere di scoprirlo e alle menti creative il tentativo di immaginarlo.

Per quanto mi riguarda invece, credo che lungo le linee storte di un passato di sofferenza e di un destino ingiusto che accomuna tutti i paesi africani, soggiace una diversità culturale che con orgoglio la gente di questo continente afferma nelle proprie canzoni, nei propri racconti orali e, purtroppo, anche nelle proprie guerre intestine.

Il mio viaggio a Nairobi è stato proprio questo, una totale e dedita immersione nella molteplicità di un’ Africa orgogliosa di se stessa: Camerun, Senegal, Ghana, Liberia, Uganda, Ruanda, Burundi, Kenya, Mozambico, Costa d’Avorio, Etiopia e ancora tanti altri erano i paesi presenti nel II Forum Umanista Africano al quale tutti noi abbiamo partecipato con grande gioia dal 26 al 29 di Novembre.

La Forza della Diversità e della Non-Violenza era il lemma del FORUM e queste parole risuonavano nelle nostre orecchie e ci guidavano nelle discussioni che si protraevano fino a notte. Quello che si discuteva e si cercava con totale convinzione erano le diverse possibili e auspicabili soluzioni per costruire un futuro migliore per l’Africa e, in generale, per una razza umana incatenata ancora alle dure regole di un gioco deciso da pochi.

Quattro giorni di intenso dialogo, convivenza e conoscenza reciproca sono passati con il giusto ritmo, mentre negli ampi spazi del KIE (Kenyan Institute of Education) che ci ospitava si susseguivano con determinazione i nostri validi tentativi di unire a un attitudine attiva diretta verso la possibilità di un cambiamento umano profondo, l’importanza di poter condividere con tante persone diverse le emozioni provate.

Se le nostre intenzioni fossero state saette infuocate scagliate nel cielo, il firmamento avrebbe accecato la nostra vista col suo splendore.

Se le nostre parole fossero state sparpagliate come semi sulla terra, il pianeta intero sarebbe germogliato sotto i nostri piedi.

Ho visto così per la prima volta manifestarsi davanti ai miei occhi un embrione ,ancora da nutrire e da allattare, di quello che un giorno mi piacerebbe essere il mondo in cui vivo.

Un mondo non privo delle sue incomprensioni, indecisioni, divergenze e silenzi, eppure un mondo di rispetto, di costruzione, di riconciliazione, di possibilità, di condivisione e, soprattutto, di non violenza.

Un mondo veramente UMANO.

E mentre scrivo queste parole mi viene in mente una persona...

Ricordate queste parole?

I have a dream today!

I have a dream that one day every valley shall be exalted, and every hill and mountain shall be made low, the rough places will be made plain, and the crooked places will be made straight; "and the glory of the Lord shall be revealed and all flesh shall see it together.

With this faith, we will be able to hew out of the mountain of despair a stone of hope.

With this faith, we will be able to transform the jangling discords of our nation into a beautiful symphony of brotherhood. With this faith, we will be able to work together, to pray together, to struggle together, to go to jail together, to stand up for freedom together, knowing that we will be free one day.**

E voi...

Avete mai passato la notte insonne pensando alla direzione che vorreste prendesse la vostra vita?

Avete mai prestato attenzione all’importanza delle vostre azioni?

Avete mai pensato che state partecipando attivamente alla costruzione della nostra storia?

Avete mai condiviso con un altro essere umano la certezza della forza dell’unione?

Avete mai sentito ripugnanza verso la violenza e l’ingiustizia?

Avete almeno per una volta nella vostra vita ricercato la giustizia e la verità?

Avete mai sentito nel centro del vostro petto un ardore sconosciuto esplodere in un incontenibile gioia?

Avete mai pensato, anche solo per un attimo, che un cambiamento è possibile?

Io si...

Con emozione, questo è il mio regalo di Natale per voi.


Always aim at complete harmony of thought and words and deed.


**Io ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E' questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

venerdì 23 maggio 2008

giovedì 22 maggio 2008

A fuoco i MOZAMBICANI!



Ecco la storia che riempie le orecchie e gli occhi di tutti i mozambicani in questi giorni:

Cinquemila mozambicani scappano tempestivamente dal Sudafrica.
25 morti.
Linciaggi. ( i nigeriani sembra riescano stranamente a sfuggire dalla nuova ondata xenofoba).
Vengono picchiati uomini, donne e persino bambini arrivano alla frontiera Ressano Garcia feriti e terrorizzati, le loro vite ora sono come fantasmi nell'ombra della violenza.
"Ci rubano il lavoro. Stiamo male per colpa loro! Se ne devono andare".
In questi giorni il Sudafrica respira a pieni polmoni l'aria pesante dell'odio etnico, che puzza di fame e povertà.
Vengono ricercati gli stranieri, gli immigrati (categoria che include coloro che escono dal loro paese
Povero per cercare lavoro altrove, accettando di compiere quasi sempre funzioni che gli stessi cittadini del paese ricevente non vogliono svolgere. Riempiono le casse fiscali del paese straniero e mandano soldi alla loro madrepatria. Sono miliardi sulla faccia della terra).
Ovviamente in un paese come il Sudafrica, unico vagone trainante dell'economia dell'Africa Australe, dopo la caduta vertiginosa nel baratro del non ritorno dello Zimbabwe, gli immigrati abbondano e hanno nazionalità soprattutto mozambicana.
Il Mozambico.
Il Paese vicino che ha offerto asilo ai membri dell'ANC durante l'apartheid, che fa ingrassare e espandere a vista d'occhio ogni fine settimana città frontaliere come Nelspruit. Il Paese che ospita il Grande Baba Mandela il quale, oltre a preferire il Mozambico per i suoi reumatismi che peggiorerebbero all'inverno rigido sudafricano, ha anche sposato una mozambicana, e non una qualunque ( Josina Machel, sposa del primo presidente dell'indipendenza, ucciso in un attentato,e simbolo per i mozambicani del valore e della forza della donna mozambicana,e africana in generale). Una bella coppia.
Il Paese che ha inviato da secoli manodopera a basso costo, grazie alla quale il Sudafrica, con o senza apartheid, vanta la maggiore industria miniera dell'Africa.

Ma non voglio soffermarmi sulla storia e sulla politica, che ovviamente ingozzano il grosso porco che sta per essere cucinato per avvelenare le masse.
Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che sembra che ancora una volta c'eravamo illusi.
Un' altra pecora è scappata dal gregge senza preavviso! Un altra rivolta, altra rabbia, altro fuoco e odio. Altre grida nell'aria che terrorizzano le nostre orecchie che non vorrebbero proprio saperne nulla di queste brutte storie degli altri paesi.
Ma chi l'avrebbe detto?
MA cosa faranno ora in Mozambico tutte queste persone in fuga senza casa, lavoro, soldi e spesso famiglia? Andranno a Maputo? La violenza e la delinquenza aumenteranno...
Sarà un altro Zimbabwe?
E se iniziano a prendersela anche con i bianchi?
Ma chi c'è dietro a tutto?
E la polizia perché non interviene?

Io non so che volti ci sono dietro a questa nuova storia africana. Probabilmente ci sarà la volontà di destabilizzare il governo, il coinvolgimento del crimine organizzato, le elezioni che si avvicinano, poi alla fine parliamo di gente di Soweto, di poveri disgraziati che si ammazzano fra di loro...
Ma di una cosa sono certa! Di una certezza che mi inizia a gonfiare lo stomaco... la vedo, è la...
Vedo la sua mano mettere fuoco alle persone vive, la vedo picchiare i bambini, la vedo puntare il dito sul vecchio amico immigrante che sarà linciato.
È la mano della sofferenza e della povertà. E`la mano del mondo ingiusto nel quale viviamo.
È la rabbia che milioni di persone provano al svegliarsi al mattina verso quelli che hanno e avranno sempre più di loro.
E' Ingiustizia.
E' Odio.
E' Violenza del povero sul povero.
E non c'è via di scampo finché le cose continueranno ad andare in questo modo.

Stanotte, mentre scrivo queste parole, mi stupisco dei miei pensieri ... tutto ciò non mi meraviglia più di tanto.

domenica 13 aprile 2008

una mail diventata post ...per amore alla scrittura e alla comunicazione

Ciao a tutti e tutte...fortunatamente questa non è una mail di gruppo sottotilata Forward ma è un sincero saluto che vi mando dalle terre del Finimondo (come un tempo diceva Amado riferendosi al Brasile e come dico io riferendomi a quello che forse più che il finimondo è il limite estremo di mondo dimenticato: Africa-Mozambico).

Da quando vivo qua mi sembra che questo paese abbia riempito le mie giornate tanto da non rendermi conto che durante questi sette mesi la mia parte sottocutanea più interiore ha subito una trasformazione profonda...molto simile a quello che definirei quasi timorosa salto esistenziale. Così, questo paese...il Mozambico...ha smesso di essere uno dei tanti stati fantasma del mappamondo "cheddiosolosadovediavoloè", ma ha assunto un carattere vivo nella mia esperienza di vita tanto da rendermi persona nuova davanti ai miei stessi occhi appannati da una fuga di occidentalismo.

PErchè vi scrivo? Forse alcuni di voi sono mesi, o anni che non li sento e ancora più che non li vedo...ma ugualmente vorrei condividere con voi un breve pensiero su questa ultima esperienza in Africa.

Qualche giorno fa sono tornata da un viaggio in un posto lontano nel centro del Mozambico, si chiama Caia. Una piccola cittadina di provincia attraversata dall'enorme fiume Zambezi, che per la sua strana fisionomia,abbraccia il territorio con mille rivoli avvolgendo i suoi abitanti nelle sue braccia argentate. Uno spettacolo meraviglioso…vi posso giurare.

Il lavoro mi ha condotto su queste terre periferiche della sub periferia del mondo moderno. Il progetto gemellaggio scuole, per il quale ora lavoro, prevedeva un viaggio di due settimane con un gruppo di bolognesi e mozambicani della capitale (Maputo per chi non lo sapesse) verso una scuola elementare della zona.Il programma previsto è stato compiuto e oltrepassato: un bellissimo murale con i disegni dei bambini colora e fa parlare il muro della scuola, una bellissima rappresentazione teatrale fatta dai bambini in lingua Sena, il rugby! (immaginatevi dei bambini africani giocando a rugby…divertentissimo!) e danze ipnotiche, e tubi di plastica come tamburi, e donne anziane che battevano i piedi nel suolo risvegliando energie ancestrali, risa, incomprensioni, pellebianca e pellenera, zanzare, malaria, umido, silenzio, cieli infiniti, imbondeiros (baobab) vecchi 1000 anni, pescatori, miriadi di impronte di piccoli piedi sulla terra rossa e bambini e bambini e bambini…

Per chi non è mai stato in Africa, non si renderà mai conto a cosa mi riferisco quando dico BAMBINI. L’Africa pullula di esseri umani dai 0 ai 13 anni! Sono tantissimi e ovviamente meravigliosi…come tutti i bambini. Solo che quelli di Caia hanno ora qualcosa di speciale, sono come quella rosa lasciata dal Piccolo Principe sul pianeta. C’erano tante rose come lei…eppure il Piccolo Principe capì che quella era speciale…esattamente per il tempo che lui le aveva dedicato…

Ragazzi miei qualcosa si è aperto dentro di me alla vista di quel panorama umano! La Povertà che gira in quei luoghi è quella che gonfia la pancia dei bambini, quella che rompe fino all’ultimo filo le magliette che inevitabilmente scoprono, invece che coprire, i corpicini scuri, quella che fa camminare kilometri per un bidone d’acqua. E’ una povertà che ti fa andare su di giri e ti commuove, per essere assolutamente l’ennesimo spettatore di qualcosa che già ti avevano raccontato ma di cui ancora non avevi visto i volti con le tue pupille. E ora capisco, a distanza di tanto tempo, quando Alex Zanotelli disse in un intervista “che non bisogna mai rimuovere i volti”!

Amici cari, è da tanti anni che inseguo l’Africa, l’ho cercata dovunque anche quando era lontana, l’ho assaporata, immaginata, intravista e amata, ma solo ora che l’ho raggiunta ho capito il perché di tanta fame insaziabile. Queste settimane AI BORDI DEL MONDO mi hanno riempito il cuore, mi hanno viziato, mi hanno sfamato e cullato la notte, quando la luna saliva giallo oro sul manto blu. Mi hanno svegliato all’alba con il pianto di qualche bestia pronta a morire, mi hanno intriso i vestiti di un odore acre, mi hanno sporcato i piedi e le mani continuamente, e mi hanno dato uno schiaffo così forte che la testa ancora mi gira.

In Mozambico direbbero che AFRICA NÃO É BRINCADEIRA (non è uno scherzo)…e non che non lo è!…ma nemmeno noi abbiamo voglia di scherzare. Anche se i POVERI sorridono e si divertono, non vuol dire che allora le cose non vadano poi così male…NO!

La gente in questo mondo sta male cari carissimi amici miei, la maggior parte delle persone in questo diavolo di mondo non avranno mai la possibilità di avere un decimo di quello che avevano i vostri genitori alla nostra età (qualsiasi età voi abbiate)…anche se ve lo hanno già detto, lo so, devo ripetervelo ... e non è una cantilena, ne una lezione di morale o di vita, non è un “pensa ai bambini del Biafra” (luogo immaginario della nostra infanzia europea), non è storia né politica, non è rimprovero, non è consiglio. Non è “niente”…solo una forte emozione che mi esplode nel cuore e che volevo condividere con voi.



martedì 18 marzo 2008

Addio (riflessioni di un vecchio viaggio)


Saltare da un pensiero all’altro.

Seguire la triste melodia di una voce che sfuma col tempo.

La paura di non arrivare al domani, il terrore della morte che attanaglia le membra,

quella morte che ci sfiora solo dentro in quello spazio esatto che separa me e te,

la morte del cuore, la morte dello spirito

e la sua resurrezione nei secoli dei secoli.

Dio, invia un tuo messaggero,

che porti con se delle stoffe per ricamarci un racconto, una storia che inizia altrove, un ricordo che non si può dimenticare.

Sciogli le membra nell’acqua del mare,

un intero oceano per separarmi da quello che tengo dentro il cuore,

la lontananza per ritornare dove un tempo i guerrieri danzavano sulla terra,

sorretti dal suo sangue, esseri divini volati via come una freccia in cielo….

e l’arco sono le nostre mani sporche di quel sangue, per dipingerci un sorriso e lavarci le mani,

che tanto è tutto passato.

Torno da te e ti aspetto,

forse su una spiaggia sarà l’incontro, forse dentro una grotta,

già nel sogno e nel pensiero…ogni giorno e ogni notte.

Aspetto che tu venga a me per unire le anime in un unico respiro, per far rivivere il passato dentro nostri corpi.

Il tuo tocco magico sulla pelle

I tuoi capelli vento e sole sulla schiena

Un sussurro

Una carezza

Un momento della nostra vita.

Ritornerò da te nuda come il bambino sacro.

Ritornerò piena di parole e gesti,

per crescere sotto il tuo seno forte come il vento e veloce come il lampo.

E quando mi avrai fatto crescere ti nutrirò con il mio seno,

pane per la tua bocca,

Le mie gambe le tue strade

Il mio utero i tuoi segreti

La mia bocca la tua memoria.

Dentro un fiore riposerò al suono delle grotte,

il canto della terra.

Urla questa terra

Urla la tua pelle umida per un bacio…

Le tue piazze gremite di folle,

I tuoi bar zeppi di luce e voci,

mentre aspetto il mio caffè e parlo di qualcosa che non ho mai visto.

Una fitta leggera che si percepisce appena… ma devo partire,

prendere o lasciare.

E io lascio sempre per cercare altro e ancora e ancora, finché la ruota gira e il carro corre verso il fondo.

Chi lascia la vecchia strada per la nuova…avrà i suoi buoni motivi.

Sa quel che lascia…dentro le case della sua città, dentro il cuore degli amanti e delle madri.

Non sa quel che trova…a me va bene così.

giovedì 6 marzo 2008

L'Insostenibile Diversità dell'Essere

Il mio desiderio di Africa era iniziato tanto tempo fa, forse 8 anni fa, attimo più attimo meno, a causa di quel primo amore che non si scorda mai. Nonostante a volte credo che sia stato precedente anche a quello, come se si fosse manifestato ancora prima, come un impulso-ricordo irrazionale. Perseguitandomi. Fino ad oggi, ossia fino a quando, per una serie di eventi e “coincidenze” ho deciso di venirci a vivere in questa Africa!

Perché? Tutti mi chiedono.

Per Amore…ma questa è un'altra storia.

Mi ritrovo ora quindi davanti a una scelta di vita che prende forma nei giorni che si susseguono, incredula io stessa della forza che sta assumendo davanti alle infinite possibili strade che invece avrei potuto percorrere e che…e che non ho preso.

Ma c’è un pensiero che martella la mia testa ogni giorno.

La mia falsa memoria mi annienta. Quell’angolo di cervello dove si ammucchiano pensieri e ricordi e idee e bagagli culturali-immaginativi risulta essere completamente inefficace davanti alla realtà quotidiana, per il semplice motivo di esser frutto di una proiezione e non di un vissuto.

Il doppio taglio di un’arma sconosciuta che recide la membrana che separa un sentitodire da un ricordo personale.

Qualcuno mi disse che “il conoscimento diventa saggezza solo nel momento in cui diventa esperienza personale”, e ora mi vien voglia di buttar via tutti i racconti, i dialoghi i resoconti che mi son stati fatti nell’arco di tutto questo tempo. Mi vien voglia di gettarli dietro le mie spalle, come per scaramanzia, simbolizzando l’avanzata impellente di un nuovo Mondo, il MIO Mondo.

E gettando uno sguardo su questo Nuovo Mondo vedo i miei piedi strofinando le strade di Maputo con leggerezza, quasi nel tentativo di non lasciare nessuna orma sulla terra sporca e rossa di marciapiedi quasi inesistenti…reliquie di un passato coloniale, così vicino e triste.

E come si fa a passare da uno dei sette paesi più sviluppati al mondo a uno che è non è fra gli ultimi 10? Come si fa a fare un salto cosi grande senza rompersi l’osso del collo????

Sapete quanti numeri passano dal 7 al 157???No…non sono 150.

Sono milioni.

Milioni.

Milioni di anime.

E sono milioni di anime che ti guardano con sospetto e/o curiosità mentre passeggi nelle loro strade, fra le loro case, sporcandoti i piedi fino alle caviglie…

Perché qua i bianchi possono solo andare in macchine nuove e a piedi passeggiano nella zona del Museo, lontano dai canali di scolo a cielo aperto. Lontano da case ingabbiate dietro sbarre di ferro fitte e doppie, le case delle prigioni per sfuggire al ladrão.

E sapete cosa ne fanno qua dei ladroes? Li bruciano vivi!Dio mio Santo! Li mettono dentro un pneumatico vecchio e via…una vita in meno, un poco come al tempo dell’Inquisizione ma con meno teologia dietro, credo.

E il mio stupore cresce nel sapere che inchieste fatte a bambini in età elementare, rivelano che anche loro sono completamente d’accordo: “bisogna farsi giustizia da soli perché la polizia non lo fa”. E quindi bruciamoli via questi ladri di galline, di dvd, di televisioni, di pane, di riso e pianto…

Ma chi l’avrebbe mai detto che gente così silenziosa potesse manifestare tanta crudeltà??

Ed allora mi chiedo PERCHÉ??

Ma non trovo nessuna risposta.

Si, perché mi sono stufata di analisi sociologico-storiche o psico-sociologiche o storico-psichiche.

C’è qualcosa di marcio nell’umanità, in qualsiasi parte del mondo si trovi, sia quale sia la ragione.

La mia giornata inizia la mattina alle 8 quando mi sveglio silenziosamente dopo una notte d’amore, mi preparo, carico il computer in spalla e vado al lavoro.

Esco dal portone verde lasciandomi alle spalle case bianche come neve, annidiate in fila e silenziose. Macchine di 25 mila euro stanno parcheggiate aspettando qualcuno che le metta in moto per andare a passeggio.Un cane abbaia ogni volta che passo, un cocker isterico e annoiato. La guardia mi apre gentilmente la porta e io volo via verso al mia giornata.

Attraverso al strada e una pioggerellina lieve bagna i vestiti, mi fermo e aspetto la prima chapa che passa e mette la freccia gialla, barcollante come ubriaca di troppo gasolio che sputa fuori fumo negro come il cancro ai polmoni. La chapa fffffrena rumorosamente e croic croic si ferma spalancandomi la porta del purgatorio.

Tutti la dentro fermi, attaccati spalla a spalla, ventre a ventre, uniti appiccicati da un destino comune.

Andiamo.

La chapa tossisce, si lamenta e zoppicante riparte, come ogni giorno, ogni mese, ogni anno fino al collasso.

Eppure è tutto così umano la dentro.

mercoledì 5 marzo 2008

Fuoco e fiamme a Maputo!

Qualche settimana fa la soffocante contraddizione della realtà appesa a un filo nella quale mi muovo si é rivelata nella sua più orrenda veste: la violenza urbana.
Dietro facce di sincero stupore e soffocata rabbia i cittadini di una Maputo sull'orlo del disastro si sono riuniti in piazza per protestare contro l'aumento dei trasporti pubblici, chapa, cigolanti furgoncini privati, principale mezzo di trasporto interurbano.
Copertoni bruciati, strade sbarrate, frasi gridate, linciaggi, spari, morti e feriti. Il popolo no aguenta, non ce la fa e esplode in faccia a un governo pieno di buone parole e indeciso se reagire a favore del popolo o dei trasportatori. Intanto la polizia spara, arresta e picchia sempre con quel metodo di giustizia sommaria del chi c'è c'è. Non importa se hai davvero fatto qualcosa di male, la protesta non è mai ben accetta da nessuna parte, e come sempre la risposta alla violenza è sempre e solo una violenza ancora maggiore. Per terrorizzare, per sopire gli animi, per tappare il più velocemente possibile la voragine aperta negli occhi di chi assiste impotente a un nuovo episodio di ingiustizia e povertà assoluta.
Perché si tratta di sopravvivenza e di un salario minimo troppo vicino allo zero per permettere alle persone di far fronte a un prezzo di trasporto raddoppiato da un giorno all'altro. Qua fra i poveri non è indifferente il centesimo che cade dal nostro borsellino per distrazione.
La protesta è continuata per giorni, la scuola Armando Guebuza (attuale presidente del paese) viene assaltata in segno di rifiuto al governo, chi ci rimetterà saranno i bambini che ci studiano. Aumentano le rapine. Le macchine vengono prese a pietre per strada. Nessuno esce. Le persone vengono picchiate. I genitori hanno paura per i loro figli che devono tornare da scuola. Le strade sono silenziose, la notte cala anche di giorno.
La notte è la paura che scoppi una seconda Nairobi, Kinshasa, Kigali, Freetown, Luanda, Bujumbura...
La notte è la certezza di non essere immuni...
La notte è la vittoria della violenza su se stessa.